Generalmente con il termine “Pratica” si individua “l’allenamento all’arte marziale”, tuttavia, data la complessità e vastità del kung fu, a volte questo termine può risultare riduttivo.
Oggi voglio provare a fare un ragionamento sugli aspetti che (secondo me) compongono il kung fu e di conseguenza sugli aspetti che una “Buona Pratica” dovrebbe includere: credo possa essere una riflessione utile per tutti, dallo studente neoiscritto che si entusiasma per ogni cosa nuova, al praticante che da 30 anni si allena quotidianamente.
Innanzitutto una premessa:
in questo post, come in quello precedente sulla consapevolezza (https://pakhokpai.eu/category/la-pratica-esterna/ ), mi avvarrò di categorie per individuare e porre l’attenzione su alcuni concetti. Vi raccomando di non rimanerne “intrappolati” in queste classificazioni: si tratta solamente di artifici che ci aiutano a fare dei ragionamenti, che spero si trasformeranno in azione.
Ho individuato quattro “dimensioni” della Pratica del Kung Fu tradizionale:
– La Forma è la dimensione più facile da individuare e comprende l’intero bagaglio tecnico.
Si tratta pertanto dell’insieme delle tecniche, delle forme (tao lu) e delle combinazioni che compongono lo stile. Le Forme possono essere a mani nude o con armi, in singolo o in coppia ed essere state concepite per sviluppare diversi tipi di abilità. Esse tuttavia prevedono tutte un studio assiduo basato sulla ripetizione (consapevole). Con una pratica costante il corpo si adatterà ad eseguire i movimenti dello stile, e si affineranno le competenze tecniche e le abilità fisiche da utilizzare in combattimento.
– L’Energia è un aspetto più sottile del precedente. Semplificando si può dire che è un lavoro sull’energia che mira ad incrementare la forza, la precisione e la velocità con cui si riescono ad eseguire le tecniche sia in forma che in combattimento.
Naturalmente fa parte di questa dimensione lo studio del Chi Kung (maggiori approfondimenti qui: https://pakhokpai.eu/alternanza-degli-opposti/), sia di tipo interno (metodi di respirazione per incrementare il flusso di Qi) che esterno (condizionamento, Palmo di ferro, ecc.).
Questo aspetto è molto importante perché contribuisce al mantenimento di un corpo e di una mente in salute, condizione necessaria per tutte le altre dimensioni.
– L’Applicabilità è l’aspetto più funzionale dell’arte marziale, ovvero la capacità di applicare in combattimento le tecniche adattandosi alla situazione.
Questa dimensione è forse la più sottovalutata: risulta irrealistico supporre che uno studente che si è concentrato solo sulla Forma possa essere in grado di difendersi da un’aggressione o sostenere un combattimento, e lo stesso vale per chi ha sviluppato solo la dimensione dell’Energia (Palmo di ferro incluso). Tuttavia alcuni praticanti preferiscono non pensarci e illudersi di saper combattere senza mai essersi allenati a farlo. L’addestramento al combattimento si sviluppa con metodo procedendo per gradi, dallo sparring condizionato al combattimento simulato con avversario non collaborativo.
Naturalmente è comprensibile che uno studente possa non essere interessato al combattimento sportivo e reputi improbabile doversi difendere da un’aggressione. Tuttavia l’addestramento al combattimento, eseguito in sicurezza e minimizzando il rischio di infortuni, è fondamentale anche per sviluppare delle abilità mentali (esempio: la gestione dello stress) che non si possono coltivare rimanendo sempre nella propria zona di confort.
– La Teoria individua l’aspetto filosofico dell’arte. Comprende tutti gli insegnamenti, i racconti, le tradizioni, i principi che vengono tramandati da maestro ad allievo. Una parte di questo materiale può essere in forma scritta, ma la maggior parte di esso viene tramandata in forma orale (spesso sotto forma di poesie, in lingua cinese) ed esperienziale stando a contatto con il proprio maestro ed il resto della comunità “marziale”.
La storia della scuola e dei maestri può essere una potente fonte di ispirazione ma soprattutto ci dà la possibilità di fare nostre “le scoperte” di chi ci ha preceduto, acquisendo conoscenze che probabilmente costarono anni al maestro che le scoprì.
Includo in questa dimensione anche la conoscenza della cultura e del folklore connessi alle scuole di Kung Fu (danza del leone, drago e unicorno, etc.) nonché la ormai vasta bibliografia sulle filosofie correlate alle arti marziali.
Il Praticante Completo
Quelle che ho chiamato le “Quattro Dimensioni” sono aspetti che si influenzano a vicenda, quindi è possibile lavorare su più dimensioni simultaneamente così come è anche possibile ignorarne alcune, magari senza rendersene conto. In tal caso spero che questo post funga da “sveglia”.
Naturalmente è perfettamente plausibile che ogni praticante, in base alle proprie attitudini ed interessi, possa prediligere un aspetto anziché un altro, tuttavia se si aspira ad essere dei “praticanti completi” nessun aspetto va trascurato: è importante dunque cercare di organizzare la propria pratica in modo da sviluppare tutte e quattro le dimensioni del Kung Fu!
Sifu Abramo Zanesco