Nel nostro stile tibetano della gru bianca la pratica interna si studia con la pratica del Min Loi Ciam – Ago avvolto nel Cotone (leggi quì – https://pakhokpai.eu/mlc_fluire ) e si esegue lentamente.
Perché si pratica lentamente?
La risposta comune e generalizzata è riassunta affermando che serve per favorire la circolazione del Qi.Il Qi scorre come l’acqua, e una velocità eccessiva non gli permette di fluire correttamente, mentre attraverso i movimenti lenti è possibile sviluppare la forza interiore, o potere interno.
Si può notare, infatti, come la pratica lenta sia una prerogativa di molti stili interni come il Taijiquan, per esempio, o di pratiche di coltivazione dell’energia interna come il Qigong, in tutte le sue accezioni, declinazioni e stili.
Esistono però diverse motivazioni e considerazioni che ci permettono di avere un più ampio ventaglio di prospettive e punti di vista in merito ai motivi dell’importanza di praticare il Min Loi Ciam lentamente.
E’ risaputo che l’approccio lento è migliore perché permette di concentrarsi pienamente su ogni singolo movimento e un arco temporale prolungato permette di sviluppare posture in modo preciso
La pratica lenta permette oltretutto di muovere tutto il corpo contemporaneamente e di ottenere maggiore coordinazione.
La lentezza ci permette infatti di essere consapevoli di ogni sfumatura del nostro movimento e unire ogni parte del nostro essere, ne viene quindi che eseguire una serie di movimenti a ritmo sostenuto può farci perdere dettagli preziosi, quelli più sottili; rallentando i movimenti diventiamo invece consapevoli dei nostri punti di forza così come delle nostre fragilità, perché siamo in ascolto del nostro corpo.
La pratica corretta, nei tempi e nei modi, del Min Loi Ciam permette di unire corpo e mente.
Ma quanto lentamente dovrei praticare?
E’ opportuno fare alcune precisazioni e considerazioni.
Spesso si cade in errore cercando di praticare sempre più lentamente, rallentando forzatamente l’esecuzione dei movimenti, ma la pratica lenta rappresenta uno metodo di allenamento specifico piuttosto che il suo obiettivo finale.
Si dovrebbe praticare con una lentezza adeguata al fine di poter avere un adeguato controllo del corpo, per poter così capire in quali posizioni e in quali movimenti si ha l’abitudine di creare tensioni o dove andiamo a perdere la concentrazione.
Durante la pratica dobbiamo cercare di mantenere il corpo rilassato, in equilibrio e allineato, controllando la tensione muscolare.
Non sottovalutiamo un aspetto fondamentale: lento e rilassato non vuol dire che non sia faticoso. In realtà, ci vuole molto più sforzo (no contrazione muscolare), inteso come impegno, per eseguire un determinato movimento lentamente che velocemente.
La pratica veloce non permetterebbe di comprendere quando e dove creiamo tensioni nel corpo, dove siamo rigidi. Muovendosi lentamente è possibile sentire cosa fa il corpo e come reagisce ai cambiamenti, agli stimoli e alle situazioni.
In realtà è possibile arrivare a sentire non solo cosa fa il copro, ma voi in quanto unità indistinta, perché anche i pensieri gli stimoli interni e le emozioni condizionano notevolmente la tensione e la rigidità del corpo, come abbiamo visto nei precedenti articoli.
Ricercare la lentezza nella lentezza aiuta a calmare la mente rendendola vigile e lucida.
Altro aspetto molto importante, e che spesso vedo in molti giovani praticanti, è che non bisogna sforzarsi troppo nel cercare di fare movimenti lenti o di muoversi con estrema lentezza senza prima aver compreso il corretto allineamento posturale del corpo: il risultato è un goffo scimmiottamento di una sequenza senza Qì e senza consapevolezza, rendendo vuoto e privo di significato quello che si sta facendo.
Osservando l’esecuzione da fuori questa mancanza è vistosa ed evidente.
Per passare lentamente da una postura all’altra non è necessario imitare un bradipo o scimmiottare una lentezza artefatta cercando di farlo impiegando diversi minuti.
La lentezza, come accennavo prima è un metodo di allenamento, non un obiettivo, è il risultato di una pratica che racchiude diversi aspetti tra cui la comprensione dei principi dello stile che si pratica, il corretto assetto posturale e l’osservazione delle regole e dei precetti trasmessi.
I movimenti devono essere perfettamente regolari e controllati. Non fatevi prendere dalla frenesia di essere nella giusta lentezza, quella arriva con la pratica corretta, altrimenti distruggerete il principio più importante che è imparare a fluire morbidamente senza perdere quell’importante sensazione di essere avvolti nel cotone.
In natura tutto scorre come il corso di un torrente che non va ne lento ne veloce, ma è in relazione con il tutto; quando tira vento i rami si muovono in relazione al tutto, non accelerano non rallentano.
Esiste un ‘giusto’ ritmo nella pratica che rispetta le leggi naturali e originali del corpo, permettendo al Qì di fluire liberamente senza essere interrotto.
E’ bene ricordarsi che per praticare lentamente è necessario lasciare che il corpo faccia il suo corso, avere il tempo adeguato per sentire a quale ritmo dovrà muoversi, e noi imparare a muoverci di conseguenza in modo lento senza forzare il corpo.
Quando il corpo fisico ha compreso come praticare nel modo adeguato allora è rilassato, la circolazione dell’ossigeno e del sangue è più efficiente e permette di nutrire tutte le parti del corpo.
Ogni parte del nostro corpo è coinvolta quando pratichiamo e tutto lavora insieme come un’entità completa e integrata.
I movimenti lenti e ripetitivi regolano il nostro sistema nervoso, mantengono bassi i nostri livelli di stress.
La pratica lenta e continua permette di armonizzare i movimenti con la respirazione, con i pensieri e con il ritmo regolare del nostro corpo, ovvero con il nostro cuore. Si arriva con la pratica ad essere consapevoli del nostro respiro, del flusso interno di energia (Qi 气) e della coordinazione mente-corpo.
Esistono numerosi studi scientifici e ricerche riguardo i tanti benefici che si ottengono da una pratica lenta come quella del Min Loi Ciam o del Taijiquan o Qigong.
Benefici sul sistema nervoso, cardiaco, respiratorio, sui livelli di stress, addirittura in pazienti affetti da Parkinson si è registrato un miglioramento.
Sifu Andrea Brighi
Nei prossimi articoli tratteremo anche il corretto metodo di allenamento.
A differenza delle pratiche esterne del nostro sistema, in cui è possibile personalizzare l’allenamento al fine di ottenere una pratica corretta, esistono regole e principi che devono essere rispettati per allenarsi correttamente alla pratica del Min Loi Ciam.