Il Kung Fu Tradizionale è caratterizzato dal forte legame con la cultura e la ritualistica cinese. A seconda dello stile di Kung Fu praticato i rituali possiedono sfumature uniche, tipiche delle etnie del luogo. Nel nostro caso ci riferiremo alla tradizione marziale di Hong Kong, nel sud della Cina.
Nel corso della storia sono stati sviluppati molteplici rituali, tutti permeati da principi del WuDe (武德), ovvero da un insieme di regole etiche codificate che il praticante deve rispettare .
I rituali in lingua cantonese sono detti Lai (礼, m: Li) e la loro osservazione ha la massima importanza per ogni praticante, a prescindere dal grado e livello. Di seguito verranno presentati alcuni dei rituali più comuni.
Di importanza fondamentale è il saluto detto in cantonese Bao Kyun Lai (包拳礼, m: Bao Quan Li), effettuato in molteplici situazioni.
Il significato del saluto è “unire gli opposti”, nel pieno rispetto della religione taoista: la pace che domina la guerra, il sole e la luna accanto, tradizionalmente viene effettuato con la mano sinistra aperta e la mano destra stretta a pugno, con la nocca del dito indice appoggiata al palmo sinistro. A seconda del periodo storico e dello stile praticato, questo saluto subisce delle piccole modifiche come la mano sinistra tesa o avvolta sul pugno destro.
Una versione generalmente usata in ambito religioso è il saluto a mani giunte, nel nostro stile perdura anche questa versione del saluto, poiché lo stile ha origini monastiche, tibetane.
Il saluto andrebbe fatto quando si incontra un qualunque praticante di Kung Fu (o ci si congeda), in particolar modo nel caso di un membro della propria scuola o della propria linealogia.
Il saluto deve essere effettuato anche quando si entra nella scuola di Kung Fu, varcando la soglia sempre con il piede sinistro e mai usando il destro, simbolo di sfida.
All’inizio e al termine di un combattimento o di un eserzio in coppia occorre effettuare il saluto, al fine di mostrare rispetto e gratitudine.
Nel caso di competizioni sportive o esami il saluto alla commissione è obbligatorio.
Nella cultura del kung fu tradizionale il concetto di famiglia si applica anche all’interno della scuola, pertanto vengono utilizzati appellativi che generalmente si utilizzano all’interno della propria famiglia, avremo quindi zio, zia, fratello maggiore e minore, sorella maggiore e minore, nonno e così via. Gli allievi hanno una gerarchia interna basata sull’ anzianità di pratica del Kung Fu e non anagrafica, sebbene vada comune rispettata l’età di una persona.
Nella cultura cinese, occorre riferirsi ai membri della propria famiglia di Kung Fu usando unicamente i termini appropriati.
Il Sifu (师父, m: Shifu) è il maestro della scuola ed i suoi allievi sono detti Tou Di (徒弟, m: Tu Di). Il maestro del Sifu è definito Sikung (师公, m: Shigong), mentre la moglie del Sifu è detta Simo (师母, m: Shimu).
Nella sezione Glossario del nostro sito potete trovare la raccolta completa di tutte le definizioni dei gradi di parentela.
Il luogo dedicato alla pratica della Scuola di Kung Fu è detta in cantonese Mougun (武馆, m: Wu Guan): al suo interno si può trovare un altare dedicato alle divinità Buddiste e Taoiste e la genealogia della scuola, sovente composta dalle foto e i ritratti dei maestri, a partire dal fondatore sino all’attuale maestro in carica. Gli studenti, entrando nella Mou Gun, sono tenuti a salutare il maestro, il luogo di pratica stesso, gli antenati e le divinità a protezione, e gli altri praticanti. Gli studenti devono avere sempre un comportamento rispettoso, ispirato dai precetti del Wu De, dentro e fuori dalla Mougun, ed in ma in tutte le sfere individuali.
Un vecchio detto recita:
“il vero kung fu inizia da quando si lascia la mougun a quando si ritorna”.
Il Bai Si (拜师, m: Bai Shi) è il giuramento al maestro, massimo rituale e legame nel mondo del Kung Fu. Esso rappresenta una mutua promessa in cui l’allievo si incarica di seguire il maestro e quest’ultimo consegna al suo allievo il suo sapere. Entrambi si prendono cura l’uno dell’altro, come in un reale rapporto padre e figlio. Questo legame è indissolubile e un tradimento è visto come un grande disonore. La cerimonia, quindi, non deve essere mai presa alla leggera, essendo un legame profondo e sincero, di reciproca fiducia. Generalmente il Bai Si viene richiesto dal Sifu al proprio allievo, selezionandolo dopo anni di duro impegno.
La cerimonia del Bai Si consiste nell’offerta di una tazza di tè al maestro, accompagnato da due testimoni anziani. L’allievo e il maestro formulano alcune frasi di rito, poi l’allevio pronuncia un giuramento in ginocchio e il maestro pone la sua mano sul capo dell’allievo.
Un allievo che effettua il Bai Si diventa un “allievo a porte chiuse” o “un allievo che ha varcato la porta” (關門, c: Gwan Mun, m: Guan Men). Questo modo di dire intende che verranno consegnate all’allievo informazioni molto preziose e private sulla pratica. Una volta effettuato il Bai Si viene assegnato all’allievo un nuovo nome, in lingua cinese, il cui significato è in parte estratto dal poema dello stile, e in parte dal suo nome originario. Il Bai Si diventa ufficiale con la stesura di un documento firmato dal maestro.
Differenti sono le più comuni cerimonie del tè, in cui gli allievi uno dopo l’altro offrono una tazza di tè al proprio maestro come segno di rispetto. Questo rito può essere fatto molteplici volte, in occasione di feste, cene o esibizioni.
Le donazioni al maestro avvengono con un metodo detto in cantonese Lei Si (利市, m: Li Shi), ovvero presentando un’offerta in denaro in una busta rossa. Il colore della busta è rigorosamente rosso perché simbolo di fortuna; non vengono mai usate buste bianche, perché tale colore, nella cultura cinese, viene associato alla morte. Anticamente non esistevano corsi serali di Kung Fu, ma l’allievo visitava con regolarità il proprio maestro, anche solo per il piacere di una tazza di tè. Il Lei Si diventava quindi il suo modo per sdebitarsi per gli insegnamenti ricevuti. Gli “allievi a porte chiuse” diversamente vivevano con il maestro, e lui si prendeva cura di loro offrendo vitto e alloggio, attraverso il fondamentale supporto della Simo, la moglie del Sifu. In cambio questi allievi particolari sbrigavano faccende ed assistevano come garzoni il proprio Sifu nelle attività lavorative svolte tipicamente dai maestri tradizionali, come la preparazione di medicinali o durante i rituali folkloristici.
Il vestiario indossato dai praticanti di kung fu è un forte simbolo di appartenenza.
Occorre vestirlo con orgoglio, se si sposano le virtù ed i valori del maestro. Ogni scuola possiede un vestiario unico, che generalmente comprende una maglietta, pantaloni lunghi, scarpe e una cintura. Anticamente la cintura possedeva una connotazione pratica maggiore rispetto ad oggi, poichè fungeva da fasciatura di rinforzo addominale atta a contenere le viscere durante lo sforzo fisico. La divisa va conservata e indossata con il massimo dell’ordine e della pulizia.
Negli eventi conviviali spesso occorre disporsi con un certo ordine. Al centro viene collocato il maestro della scuola, e a partire dalla sua sinistra si dispongono gli allievi in ordine di grado o eventuali ospiti illustri.