Solitamente il Muk Yan Chong più comune è costituito da un tronco centrale di legno, nel quale sono inseriti dei pioli su cui allenare le tecniche sia di braccia che di gambe.
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Lo stesso omino di legno ad Hong Kong è stato modificato rispetto alla sua struttura originaria fissa creando la versione chiamata “viva”, cioè appesa alla parete con le due barre laterali di legno che rendono l’omino mobile, flessibile e quindi reattivo, da questo il termine di “vivo”.
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Inoltre per esempio nello stile Choy Li Fut, l’uomo di legno è diverso, con un braccio reso mobile per consentire un certo tipo di studio e movimento corporeo.
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In sostanza nel kung fu tradizionale ogni scuola, stile e maestro utilizzavano uno o più Muk Yan Chong come strumenti di aiuto per permettere al praticante di comprendere la corretta esecuzione dei movimenti, capirne le angolazioni e punti di attacco, difesa, capire le forze, condizionare il corpo e così via. Molti si costruiscono “omini di legno” dalle fattezze più disparate proprio in base alla finalità e agli obiettivi di pratica.
Sono state codificate forme e sequenze preordinate di movimenti su questi strumenti di pratica proprio con il fine di affinare al meglio la propria arte.
Per esempio, si è tanto parlato della forma/sequenza al Muk Yan Chong di YpMan come ad un insegnamento “segreto”, ma è bene sapere che la sequenza di Yp Man era una sua interpretazione personale.
Ogni buon praticante e maestro tradizionale, che abbia intrapreso un percorso tradizionale e abbia raggiunto un certo livello di comprensione dell’arte, può approcciarsi ad un Muk Yan Chong ed esprimere il proprio kung fu.
Sifu Andrea Brighi