Il Kap Choy è il terzo fondamentale dello stile Pak Hok Pai. Stilisticamente assomiglia ad una zampata di una scimmia (uno dei due animali simbolo dello stile). La conformazione della mano è leggermente differente da un pugno classico, in quanto il pollice viene richiamato al fianco dell’indice, senza far sporgere la punta oltre la falange di quest’ultimo, si andrà quindi a colpire con la parte “interna” della mano chiusa.
Nell’esecuzione del Kap Choy, la posizione iniziale nella forma base prevede che il braccio parta da sopra la testa; grazie alla torsione del busto e alla forza di gravità, può avere una potenza devastante, ovviamente la gravità ci viene in aiuto solo se il braccio, è adeguatamente rilassato e lasciato esprimere da tutto il corpo. Anche qui, però, come per il Pao Choy, la tecnica può servire sia per attaccare che per deflettere o per intercettare, utilizzando l’avambraccio come punto di contatto. Ci tengo a precisare che non bisogna focalizzarsi sugli aspetti applicativi, perché la chiave di volta della pratica è lo sviluppo delle varie forze e la gestione del corpo, per poterli utilizzare in qualunque situazione.
Le zone in cui può andare a colpire sono generalmente situate nella parte superiore del corpo, come un martello sull’incudine, li colpo andrà a schiacciare qualsiasi cosa incontri sulla propria strada.
Ovviamente c’è molto da dire e come per tutti i fondamentali è bene ricordare che queste sono indicazioni alla base della tecnica, la reale comprensione può avvenire solo attraverso un percorso di studi costante, affiancati da un Maestro che aiuterà, a seconda del livello, a gestire le traiettorie e le forze in gioco.
Sifu Diego Bussetti