La spada dritta cinese (剑, m: Jian, c: Kim), è la penultima arma che affronteremo in questa sezione riguardante le armi cardine del Kung Fu.
La conformazione della spada, da non confondere con il Dao, è dritta e affilata su entrambi i lati, sinuosa ed estremamente elegante. Generalmente lunga intorno ai 60 cm (compresa l’impugnatura e il pomo), esiste una versione più rara a due mani. Sul pomo è legato un drappo colorato, fondamentale per lo studio dell’arma.
La comparsa delle prime spade dritte in bronzo risale alla Dinastia Zhou occidentale (XI secolo a.C. fino al 771 a.C.), sostituite da quelle in acciaio nel Periodo degli Stati Combattenti (453 a.C. al 221 a.C.). Ad oggi queste spade vengono utilizzate unicamente come decorazione delle divise degli ufficiali della marina militare cinese.
Nel corso delle dinastie, la spada ha avuto rimodellamenti della forma, passando da lame più larghe, resistenti ed adatte alle battaglie, a quelle più affusolate adatte ai duelli. La stessa modificazione è avvenuta in occidente, con il passaggio dalle spade medievali agli stocchi rinascimentali. Passaggio storico fondamentale è l’introduzione della polvere da sparo, che ha reso obsolete ogni forma di combattimento ravvicinato.
In Cina il maneggio della spada è ritenuto dai maestri più esperti al pari della calligrafia. Il polso deve sciogliersi e tutto il corpo partecipa in movimenti sinuosi ed eleganti. Un’arte complessa, esoterica, apprezzata da chi possiede una grande nobiltà d’animo. Non a caso, nel corso della storia, sulle spade ritenute magiche vennero create numerose leggende. Una delle più famose riguarda il fabbro Ou Yezi (欧冶子) che nel Periodo delle primavere e degli autunni (722 a.C. al 481 a.C.), si dice abbia forgiato cinque spade dalle proprietà magiche: Zhanlu (湛盧), Juque (巨闕), Shengxie (勝邪), Yuchang (魚腸) and Chunjun (純鈞).
Nel nostro stile di Kung Fu, il Pak Hok Pai, lo studio della spada ha un approccio interno, per raffinarne i movimenti legandoli al flusso del respiro e del Qi. Successivamente il praticante è guidato verso forme più veloci, dove permangono gli stessi principi ma in contesti più complessi.
Sifu Niccolò Russo