In Cina per migliaia di anni sono state sviluppate centinaia di pratiche tradizionali incentrate sulla circolazione del Qi. Esistono moltissime scuole, che nonostante siano diverse tra loro hanno ideato e praticano sequenze simili, nei nomi e nei movimenti. Queste pratiche di lavoro sul Qi (qigong), come il nostro Min Loi Ciam, si basano sul pensiero energetico cinese e hanno come obiettivo favorire la circolazione dell’energia Qi nei canali/meridiani, sia quelli principali che secondari.
La sequenza dei movimenti permette la mobilizzazione delle articolazioni, l’allungamento dei tendini e dei muscoli, stimolando la produzione del sangue e il fluire dei liquidi nel corpo, fortificando la struttura corporea recuperando e mantenendo l’elasticità dei tessuti.
Quando pratichiamo esercizi come il Min Loi Ciam noi lavoriamo e stimoliamo la rete fasciale del nostro corpo.
La fascia è oggi un termine molto più usato rispetto ad un tempo e sempre più ne sentiamo parlare in ambito sportivo e sanitario: la fascia come definizione generale è uno strato di tessuto connettivo che ricoprendo i muscoli e gruppi di muscoli, vasi sanguigni e nervi, unisce e separa allo stesso tempo alcune strutture, permettendo ad altre di scivolare delicatamente una sull’altra.
Anche nel mondo delle arti marziali e delle arti di lunga vita possiamo e dobbiamo parlare di fascia se vogliamo comprendere, attraverso l’ottica occidentale, le antiche pratiche di lunga vita cinesi. La fascia è presente in quasi tutto il corpo sostenendolo, determinandone la forma, se non ci fosse il tessuto connettivo crolleremmo al suolo, ha inoltre la funzione di proteggere e rivestire le arterie le vene i nervi e il sistema linfatico. Possiamo considerarla come un grande organo sensoriale che permette di modulare la giusta tensione nel corpo affinché tutti i movimenti possano manifestarsi. Se iniziamo a vedere il nostro corpo come un’unica grande rete fasciale che connette ogni parte in relazione al tutto possiamo iniziare a comprendere come i movimenti lenti, fluidi e continui del min loi ciam stimolando direttamente la fascia, permettano di sentire ogni parte del corpo in relazione all’ambiente e a noi stessi.
Tutto è in relazione.
Immaginate una grande ragnatela sulla quale si posa un insetto: ogni parte della ragnatela ne viene influenzata e risponde allo stimolo, ogni parte è in relazione con le altre e con l’ambiente stesso.
Ecco la fascia nel nostro copro funziona in modo analogo e noi dovremmo sensibilizzarci nel cogliere che siamo interconnessi dentro e fuori da noi con il tutto che ci circonda e di cui ne siamo parte integrante.
La ricerca di un equilibrio non è più solo noi in relazione a noi stessi, ma noi in relazione al tutto, lasciando cadere il concetto di ‘tenere in equilibrio’ e trasformarlo, come a me piace definirlo, in un ‘divenendo equilibrio’.
L’equilibrio a cui dobbiamo tendere non è quindi un tenere forzatamente una posizione, ma un saper fluire da una posizione all’altra in continuità permettendo un passaggio con la giusta tensione, ne troppa con conseguente rigidità, né troppo poca con eccesso di rilassatezza. Forse è più appropriato il termine bilanciamento rispetto ad equilibrio.
In tutto questo anche la mente ha un ruolo fondamentale perché il giusto atteggiamento mentale porta alla giusta pratica. Mente-corpo non sono separati pertanto un atteggiamento mentale disordinato, caotico, agitato confusionario non può portare ad una pratica corretta. Vale anche il principio contrario naturalmente. Un corretto equilibrio corporeo deve essere accompagnato da un corretto equilibrio mentale.
La corretta pratica del Min loi ciam attiva una costante modulazione di quel grado tensivo della fascia, e di conseguenza dei muscoli e dei tendini, che permette al corpo di ‘aprirsi’, liberarsi da eccessi di tensione o di rilassamento, ovvero di far circolare il Qi lungo la fascia stessa.
E’ un autentico percorso di trasformazione interiore, fisica in una prima fase per poi accedere anche ad aspetti più sottili man mano che si procede nella comprensione e nella pratica della forma.
Questa trasformazione avviene attraverso la fascia stessa, la quale rispondendo per un principio di tensegrità (che vedremo più avanti), modifica la sua struttura rendendo il corpo elastico e sano, ottenendo diversi benefici tra i quali ad esempio: una postura più armoniosa, maggiore lucidità ed energia, miglior l’equilibrio, rinvigorisce il corpo, aumenta la capacità dei movimenti articolari.
E’ una pratica che richiede pazienza e ascolto attivo affinché siano chiari i principi corretti di esecuzione delle sequenze. Senza una guida valida e senza la comprensione di questi aspetti si rischia di muovere solo le braccia ed il corpo imitando gesti che resteranno privi di significato.
Sifu Andrea Brighi