A seguito della pubblicazione dell’articolo Min Loy Ciam 棉里針 , è stato chiesto a Sifu Andrea Brighi di approfondire la differenza tra il Taijiquan e il Min loi ciam, due pratiche totalmente diverse tra loro, che hanno origini storiche e di pratica diverse, ma che spesso vengono accumunate.
Nata come risposta personale, abbiamo invece deciso di condividere il contributo di Sifu Andrea, poiché è l’insieme di reperimento fonti, ricerca e studio personale, confronto e pratica.
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Spesso il Min Loi Ciam viene descritto come Taijiquan single leg (su una gamba sola), o Taijiquan della gru bianca, altre volte Taijiquan tibetano, correlandolo allo stile lamaistico del Pak Hok Pai. Sono modalità comuni e semplici per descrivere rapidamente un’arte antica e difficile che nessuno conosce in quanto riservata per centinaia di anni ai soli praticanti degli stili lamaistici e in particolare modo del ramo del Pak Hok Pai.
Dobbiamo sapere che anche nel Lama Pai e nell’Hap Gar esistono varianti di Min Loi Ciam, ma molto differenti rispetto a quella del nostro sistema, la cui caratteristica, pressoché unica, è la pratica su pali a forma di fiore di susino, famosi nelle pratiche cosiddette ‘esterne’ dello Shaolin o del Meihuaquan, e di altri stili.
Spesso per descrivere il Min Loi Ciam viene utilizzato il termine taijiquan, tentando di dare rapidamente un’idea del tipo di movimento corporeo che si manifesta durante la pratica.
Doveroso considerare però che le due tecniche (taijiquan e min loi ciam) non hanno alcun contatto storico diretto, ne hanno gli stessi principi e pratiche, se non per alcuni aspetti che sono comuni alle pratiche di lunga vita cinesi, pratiche che oggi possiamo raggruppare sotto l’ombrello del qigong
Il Min loi Ciam
E’ una perla, un tesoro tenuto celato per centinaia di anni ed insegnato solo dentro ad un lignaggio preciso. Ad oggi viene trasmesso a tutti, da poco tempo, e solo una parte può essere resa pubblica in quanto accessibile anche a chi non percorre la via marziale del Pak Hok Pai, sviluppando così l’aspetto salutistico e benefico di questa meravigliosa arte.
Sto portando avanti una ricerca personale sui benefici del Min Loi Ciam e su quali aree corporee va ad interessare la sua pratica.
Con il Taijiquan condivide alcuni aspetti di movimento, la lentezza, la fluidità, la continuità, la presenza mentale, e così come il Taijiquan anche il Min loi ciam ha un suo tui shou (toi sao in cantonese).
Il Min loi ciam dalle fonti in nostro possesso celava in sé il Dim Mak, ovvero l’arte di colpire i punti vitali, utilizzando la tecnica del dito ad ago; si compone di 7 sezioni, ma è in realtà un’unica sequenza, anticamente veniva eseguita su pali a forma di fiore di susino per migliorare le prestazioni di equilibrio e di gestione delle forze. Non sappiamo realmente se il Min Loi Ciam sia nato con Adato (fondatore del Sijihao) o se nasca con Sing Long nel periodo nel quale centinaia di maestri passavano dal tempio, scambiando numerose tecniche con Sing Long stesso, sappiamo che fu trasmessa a Wong Lam Hoi e successivamente, in discendenza diretta, fino ai nostri giorni tramite Ng Siu Chung, Au Win Nim, Sikung e il GM Cheung Kwok Wah.
Certo è che il Min Loi Ciam esiste solo ed esclusivamente all’interno degli stili lamaistici e la sequenza che pratichiamo noi, eseguita anche sui pali, è riservata prettamente al ramo del Pak Hok Pai; è stato dato un nome ad un principio di pratica legato al lavoro interno, inteso come veicolazione e circolazione del QI nel corpo, una pratica che è comune a tantissimi stili di kung fu tradizionale, ma anche per esempio di Dao Yin (sistema ginnico completo che prevede esercizi statici per il riequilibrio posturale, ma anche dinamici per il miglioramento delle facoltà motorie), dov’è possibile ritrovare moltissimi movimenti simili osservando dall’esterno, ma non per questo possiamo dire che siano assimilabili o che uno abbia dato origine all’altro.
I principi di movimento del Min Loi Ciam, almeno quelli che possiamo rendere pubblici, sono quelli che ho riportato nel precedente articolo.
Come principi di pratica interna è assimilabile alle pratiche di Waidan, Waijiaquan, Waij, ossia, un lavoro “esterno” sul Qi, per sintetizzare (Hei kung in cantonese).
Esiste il Waidan (elisir esterno) lavoro alchemico che si ispira allo sviluppo del Qi attraverso movimento che consistono nell’aumentare la circolazione della Chi stimolando un’area del corpo fino a quando un grande potenziale energetico si accumula e trabocca attraverso i canali della Chi, come per esempio le pratiche di Baduanjin (八段錦; che significa: le otto pezze di broccato) il Yijinjing (易筋经; traducibile come Classico del Cambiamento dei Tendini o dei Muscoli) e il Xisuijing (洗髓经, classico del lavaggio del midollo) ecc ecc… a cui è riconducibile, secondo me, il Min Loi Ciam. Queste pratiche sono spesso riconducibili a pratiche che hanno origini buddiste.
Il Taijiquan
Appartenente invece alle pratiche Neidan (lavoro interno), il Taijiquan è una meravigliosa e sofisticatissima arte marziale con una letteratura vastissima ormai, con esperienze di pratica in ambito ospedaliero, con ricerche scientifiche comprovate e con una diffusione incredibile in tutto il mondo.
I principi di pratica e di lavoro interno si rifanno alle teorie neidan, neijiaquan e neikung, con metodologia di pratica e aspetti diversi rispetto al Min Loi Ciam. Quindi i processi alchemici sottostanti partono da presupposti diversi pur convergendo poi allo stesso punto: il lavoro sul qi.
Il Taijiquan ha una storia completamente diversa dal Min loi ciam, sia in termini storici, temporali, teorici, e geografici, sempre prendendo come riferimento le fonti classiche a noi note oggi.
L’origine del Taijiquan 太極拳 è estremamente complicata e bisogna considerare la grande intelaiatura culturale filosofica e storica che intreccia Buddismo, Confucianesimo e il Taoismo tra loro. Se prendiamo il famoso teorico del Taijiquan, Wang Zongyue 王宗岳 (15°secolo) notiamo che lo descrive in relazione alla teoria del Wújí (無極 – vuoto – caos originale da cui nasce il tutto), e all’alternanza dello Yin e Yang. Seguendo questa fonte come origine del Taijiquan, che risale direttamente alla figura semi-mitologica di Zhang Sanfeng (張三丰), possiamo vedere come nel corso dei tempi quest’arte si sia contaminata con boxe tipiche di villaggi, come quella di Chenjiagou 陳家溝, da cui nasce lo stile Chen 陳氏, mentre altri lineage si sono poi manifestati con diverse caratteristiche e lineage, dallo stile Zhaobao (趙堡), lo stile Yang 楊氏 ai successivi Wu 吳氏, Wu/Hao 武氏 e Sun 孫氏 fino ad arrivare ai più recenti Fu style e lo stile Li. Ne esiteranno poi sicuramente altri di derivazione da questi storici e principali. Nel corso dei secoli spesso a quest’arte veniva dato un nome in relazione a delle caratteristiche, come la morbidezza e la cedevolezza, per cui prendevano nomi come Ruo Quan 柔拳 (pugno morbido) spesso associato alla morbidezza come il cotone.
Nota bene: qui nasce un parallelismo e forse qualche fraintendimento con il nostro di “ago nel cotone” il Min Loi Ciam (cantonese), in mandarino MienLiZien 棉里針, e il concetto di pugno morbido di cotone sopradescritto.
Questo non è però sufficiente per identificare e assimilare il Min Loi Ciam al Taijiquan.
A mio avviso è solo un metodo per meglio descrivere la modalità di esecuzione dei movimenti lenti morbidi, ma con un’anima forte come l’ago.
Stesso nome in tempi e contesti diversi può essere fuorviante nella lettura di come possono essersi sviluppate le pratiche. Tendiamo spesso a immaginare l’evoluzione di un’arte in maniera lineare, viziati dall’aspetto della genealogia a volte, o da una forma mentis che tende (forse) a mettere in fila e in ordine gli eventi. Forse anche dal modo con cui ci insegnano a studiare la storia.
L’evoluzione delle pratiche, delle arti marziali è dipesa principalmente dalle contaminazioni che le pratiche tra loro avevano. Spesso maestri di stili diversi quando si incontravano si scambiavano insegnamenti su alcune forme. Non stupiamoci di questo.
Concludendo
La mia personale pratica e ricerca, grazie agli studi fatti per svolgere al meglio il mio lavoro (Rolfing® – www.andreabrighi.it) e agli studi scientifici sulla fascia / tessuto connettivo che si possono trovare pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche, posso affermare che il Min Loi Ciam non ha nulla di meno rispetto al Taijiquan e ha un effetto benefico stimolando e lavorando anch’esso sulla postura, il sistema nervoso autonomo, l’equilibrio, il sistema vestibolare, la concentrazione, la percezione corporea, e tantissimi altri aspetti, dal sistema linfatico alla stimolazione dei recettori presenti nei piedi.
Ritengo estremamente più corretto e riconoscente dare al Min Loi Ciam la sua connotazione e la sua distinzione rispetto al taijiquan e alle pratiche affini di lavoro interno che godono comunque di massimo rispetto, e a cui sono profondamente legato e devoto, ma che riconosco essere diverse.
Sifu Andrea Brighi.